Sos Arrastos de Grassia

La Storia

Grazia Deledda, nuorese di nascita, soggiornò a Galtellì nei primi del ‘900 ospite della famiglia Nieddu – Angioy, di cui lascia una precisa descrizione nella decaduta nobiltà delle Dame Pintor, origine principale del capolavoro, Canne al vento che, con tutta la sua opera narrativa, gli valse il premio Nobel per la Letteratura nel 1927.
Nel romanzo, Galtellì diventa affettuosamente Galte e le vicende narrate sono episodi appresi durante i suoi soggiorni galtellinesi e realmente accaduti, uniti a fatti di pura fantasia.
Il filo rosso che collega l’intreccio della storia è rappresentato dal servo Efix, attraverso le forti emozioni scaturite dalle diverse vicende d’amore, dolore, fede e morte che lo vedono vero protagonista del racconto.
La scrittrice riporta luoghi ancora oggi ben presenti nel Borgo, il nobile Castello di Pontes, ormai ridotto in rudere e la Basilica pisana, simboli di un glorioso passato; il Cristo che pare sorrida mentre gli calano lacrime e sangue; il poderetto a mezza costa sulla collina bianca dei colombi lungo le sponde del fiume Cedrino dove le panas lavavano i panni e i fantasmi andavano a caccia di cinghiali; il cono verde e bianco del monte Tuttavista solcato da ombre e da strisce di sole.
Tutti luoghi della Galte deleddiana chiaramente riconoscibili ancora oggi.
Il Festival ci farà rivivere la vera atmosfera deleddiana, sarà un immergersi nel racconto di Canne al vento, accompagnati dal suono della fisarmonica che, come nel testo di Grazia Deledda, si unirà alle esclamazioni di gioia dei pellegrini, ai canti corali ed ai versi dei poeti estemporanei, alle cantilene gravi delle preghiere e all’ospitalità che soltanto questa comunità è in grado di offrire.

«Intendo ricordare la Sardegna della mia fanciullezza, ma soprattutto la saggezza profonda ed autentica, il modo di pensare e di vivere, quasi religioso di certi vecchi pastori e contadini sardi (…) nonostante la loro assoluta mancanza di cultura, fa credere ad una abitudine atavica di pensiero e di contemplazione superiore della vita e delle cose di là della vita. Da alcuni di questi vecchi ho appreso verità e cognizioni che nessun libro mi ha rivelato più limpide e consolanti. Sono le grandi verità fondamentali che i primi abitatori della terra dovettero scavare da loro stessi, maestri e scolari a un tempo, al cospetto dei grandiosi arcani della natura e del cuore umano…»
(Discoteca di Stato: parole registrate di Grazia Deledda nella serie “La Voce dei Grandi”)

Il Borgo di Galtellì e le altre piccole comunità della Valle del Cedrino, con differenti storie e peculiarità ma vicine per identità di valori e per la ricchezza di storia e cultura, si sono unite sul solco del narrato della scrittrice Grazia Deledda con l’obiettivo di produrre un Festival internazionale di richiamo e visibilità per l’intero territorio, generando soprattutto effetti positivi sullo sviluppo socio culturale dei suoi abitanti.
Il cartellone degli eventi proposti annualmente conducono il visitatore in un topos storico, quasi mitico di un tempo immobile, sul sentiero della poesia e dei testi verbali più antichi, per ascoltare le origini sonore di questa splendida Isola in una implicazione sociale ed affettiva di forte impatto culturale e alla ricerca di quel legame che la lingua e la musica esercitano per testimoniare la storia deleddiana.

Un ricchissimo patrimonio di meloi arcaici sempre presenti nel narrato deleddiano, offerti dalla natura profonda del dono soprannaturale dei poeti improvvisatori, dai canti d’autore di ispirazione popolare presentati in forma coreutica femminile e maschile, dalle storiche voci del Canto a Cuncordu delle Confraternite, associazioni religiose laiche risalenti al 1600/1700,

dalla musica dell’antico organo a canne conservato a Galtellì e costruito a Napoli da Geronimo Baffi nel 1729, dalle vibrazioni gutturali delle quattro voci del Canto a Tenore, dalla coinvolgente verve dei Cantadores a sa Logudoresa unita ai virtuosismi della chitarra e della fisarmonica, dallo strumentario e dall’oggettistica sonora della musica sarda con i balli e le danze più primitive, in una fusione che connota la rilevanza che queste arti rivestono ancora oggi in questo territorio insieme a modi di vita altrove ormai scomparsi da tempo.Peculiarità a cui si uniscono in tutt’uno originali espressioni poetiche, recuperate nelle sue pagine più rare, delle musiche e dei canti composti tra medioevo e rinascimento, presentati in ricchi ed interessanti programmi.
Tra i luoghi di Canne al vento non mancano le iniziative di carattere letterario ad animare i fatti del romanzo, inalterati nella loro bellezza naturale e traboccanti di storia e di antico che perdura tra tratturi acciottolati e storici edifici che fanno da sfondo alle vicende dei suoi maggiori protagonisti.
Appuntamenti per trasmettere quella singolare storia deleddiana del nostro più antico repertorio poetico, canoro e musicale, mescolando generi diversi, in un viaggio di linguaggi in grado di far dialogare, mescolando emozioni e sensazioni, artisti e ascoltatori di tutto il mondo.
Il Festival si sviluppa in questo percorso, alla ricerca di singolari vicende e personaggi con un’inusuale e coinvolgente emotività e immaginazione.